I LUF DEL PIZ OLDA 

IL SENTIERO DEL

PIZ OLDA

Segnavia 604 (ex 114)

Questo sentiero, realizzato recuperando antichi tracciati e collegandoli per creare un itinerario ad anello, si snoda in interessanti ambienti naturali ed è di notevole interesse paesaggistico. Il sentiero non presenta difficoltà di carattere alpinistico. Se lo si percorre con dei bambini si consiglia di tenerli sorvegliati nel ripido tratto prima di giungere all'antecima del Piz Olda (può essere utile portarsi un cordino). Si consiglia anche, vista la carenza di acqua, di riempirsi la borraccia alla sorgente nei pressi di Malga Olda di Berzo. La sorgente successiva si troverà solo al ritorno, a Malga Aret. I tempi medi di percorrenza partendo da Berzo sono di ore 5,25 all'andata e di ore 3 al ritorno. Con partenza dalla località Loa i tempi medi di percorrenza sono di ore 4,30 all’andata e 2,30 al ritorno. Per chi non volesse percorrere tutto il sentiero, ci sono delle varianti che ne abbreviano il percorso; si incrociano inoltre, lungo il cammino, altri sentieri segnalati di cui diamo notizia nel testo.

 

 

Primo tratto:

Berzo (mt. 840) - Loa (mt. 1.176) - Tempo di percorrenza: ore O,55

Il sentiero prende il via nel punto più alto di Berzo, al termine di Via Pineta. Si percorre l'antica stradina che in passato serviva per la monticazione del bestiame e per le altre attività di montagna. Ci si alza dolcemente tra gli ultimi castagni, con in basso i tetti dell'abitato di Berzo e a monte, dopo una zona occupata da grossi massi precipitati dalle irte rupi sovrastanti, una fascia di larici che sembra proteggere il paese da eventuali distacchi di altri massi. Giunti nei pressi della edicola votiva di Rampù, si imbocca la mulattiera militare che sale dal fondovalle, immergendoci nel tenero verde del lariceto e dei soffici muschi, punteggiati dai ciclamini, camminando all'ombra fino a raggiungere un dosso battuto dal vento. Da notare in questo tratto di bosco i danni causati da periodici incendi. Si raggiunge poi il Poggio della Croce, l'Osservatorio e quindi la torbiera La Goia e Loa, nei pressi del Ristoro Alpini Loa (aperto nella bella stagione). La località Loa si può raggiungere comodamente anche in automobile attraverso una strada sterrata (6 km circa); si accede a questa strada dalla provinciale che sale a Cevo poco dopo l'abitato di Monte, frazione di Berzo Demo. Questa carreggiabile, che in inverno se innevata si presta ad essere utilizzata come pista per sci di fondo, è fiancheggiata da boschi di castagni e betulle e da numerose cascine. In alcuni tratti si può godere di una bellissima vista sulla media Valcamonica.

 

Secondo tratto:

Loa (mt. 1.176) - Malga Olda di Berzo (mt. 1.659) - Tempo di percorrenza: ore 1,30

Dalla località Loa, si prosegue brevemente sulla strada in direzione Malga Olda, per poi imboccare una stradina che inizia all'altezza delle ultime cascine. Qui inizia anche il Sentiero delle Formiche, variante 114D, che in questo tratto è in comune con il sentiero 114, finché si dirama non molto oltre la Busa del Luf e raggiunge, con andamento pianeggiante, la strada che sale alla Malga Olda all’altezza della ‘Al dei lögn’, dove sorge la ’Tana dei Luf’, una struttura in legno in uso al gruppo. Da qui seguendo la strada in discesa si ritorna alla Torbiera Goia-Loa. Tempo di percorrenza totale ore 1,10 circa. Il sentiero, che come il precedente attraversa una vecchia pecceta, è caratterizzato da numerosi acervi di Formica sp., da cui il nome. Dopo aver attraversato una folta pecceta, la stradina si trasforma in un sentiero, che prosegue snodandosi tra gli arbusti e gli abeti che stanno occupando un’ampia radura (‘Busa del Luf’). A metà radura una serie di frecce indicano un’altro itinerario, oltre quello per Malga Olda, che porta al Ristoro Alpini Palam Palé (ore 0,10), e, seguendo il sentiero a ritroso, fino a Monte (ore 1,00); qui è anche il punto di arrivo al ritorno del sentiero che stiamo descrivendo, che volendo si può percorrere anche nel senso contrario a quello da noi proposto. Giunti oltre la radura, si prosegue per un vecchio sentiero usato dai montanari, nonché, nei tempi passati, dai carbonai, la cui attività è testimoniata dalla presenza di numerose ‘aial’ (piccoli spiazzi dove si produceva il carbone di legna). In località ‘Al Termen’ (mt. 1.530 circa) incontriamo la variante 114C, che mantenendosi sostanzialmente alla stessa quota, attraversa la vecchia pecceta e raggiunge in ore 0,45 le Malghe Andovaia (mt. 1523), dove interseca nuovamente il il sentiero 114 sulla via del ritorno. La variante permette di effettuare una escursione ad anello di alcune ore in mezzo ad un caratteristico bosco di abeti rossi, inframmezzato da punti panoramici molto belli su questo tratto di Valcamonica. Il sentiero in questo tratto attraversa un bel bosco di abeti rossi (da notare numerosi acervi di Formica sp.), con una significativa presenza di ontano minore, seguito, nei pressi dei prati di Olda, da boschi di larici. Attraversati i pascoli di Olda, bagnati dalle copiose acque della sorgente che alimenta l'acquedotto di Berzo Demo, abbandoniamo la strada su cui ci siamo da poco immessi (che porta a Malga Olda di Garda) e, affrontando l'ultimo tratto, giungiamo a Malga Olda di Berzo. Chi non vuole raggiungere il Piz Olda, può ricollegarsi all'ultimo tratto del sentiero percorrendo la variante 114A che da Malga Olda di Berzo porta a Malga Aret (ore 0,45).

 

Terzo tratto:

Malga Olda di Berzo (mt. 1.659) - Piz Olda (mt. 2.516) - Tempo di percorrenza: ore 3,00.

 

Lasciata la malga, tuttora utilizzata, si prosegue tra gli abeti, fino ad incontrare i resti di una mulattiera che, in breve, ci porta sul crinale spartiacque con la Val Malga di Sonico. Qui il sentiero corre sulla linea di confine con il Comune di Sonico. Procediamo ora in un ambiente incantato, tra vecchi larici, rari sorbi e un sottobosco ricoperto da rigogliosi rododendri, mirtilli e lamponi. Superato il bosco, il nostro sguardo non trova più ostacoli e può spaziare su monti e valli, anticipo dello spettacolo che si troverà in vetta. Siamo ora sul Piz Olda, spettacolare terrazza sulla Valcamonica e il Gruppo dell'Adamello, il Bernina e mille altri paesaggi. Lo sguardo giunge lontano. Dal Piz Olda si può raggiungere in 30-40 minuti, seguendo il sentiero 684 che percorre la cresta spartiacque con la Val Malga, la vicina vetta del Pian della Regina (mt. 2.628), con la sua caratteristica cima pianeggiante, dove giungono anche i sentieri CAI n. 93 e 85, provenienti rispettivamente dai paesi di Cevo e Saviore dell'Adamello.

 

Quarto tratto:

Piz Olda (mt. 2.516) - Berzo (mt. 840) - Tempo di percorrenza: ore 3,00.

Ha ora inizio il ritorno verso Berzo lungo il versante Sud-Sud Ovest. Dalla vetta del Piz Olda ci si riporta all'antecima, poche decine di metri più in basso, e ci si abbassa costeggiando la cresta che sembra scendere lunghissima a perdita d'occhio in direzione Sud-Ovest, lasciandosi alle spalle i vasti pendii ricoperti di isiga, punteggiati da mille fiori colorati. Lungo questo tratto si gode sempre di un'ottima vista. In questo tratto intersechiamo i resti della strada militare costruita durante la Grande Guerra e che giungeva sull’antecima del Piz Olda. Quando la cresta si allarga in una piana, incontriamo nuovamente la vegetazione arborea e in breve ci portiamo a Malga Aret (dove incontriamo anche la variante 114A per Malga Olda di Berzo). Da qui si discende attraverso boschi e radure fino alle cascine dell' Andovaia dove ritroviamo la strada militare. Poco prima di giungere all'Andovaia, si incontra una interessante opera di drenaggio del terreno realizzata con canalizzazioni in cemento, seguita più in basso da grosse briglie. All'Andovaia incrociamo il sentiero CAI n. 113, realizzato dai ‘Ragn de la Masocula’ di Cevo, che parte dalla Pineta di Cevo e vi fa ritorno passando per i Fienili Musna. Qui arriva anche il 114C che abbiamo incrociato all’andata tra la Busa del Luf e Malga Olda. Dall'Andovaia il sentiero segue la strada militare fino sopra la Busa del Luf, che si raggiunge poi attraverso i resti di un'altra mulattiera militare; si percorre quindi l'ultimo tratto, comune con l'andata, fino a Berzo. Nei dintorni delle località Poggio della Croce - La Goia sono stati segnalati alcuni brevi percorsi senza numero segnavia che permettono di visitare alcuni manufatti militari della Grande Guerra (fortificazioni, gallerie, piazzole contraerea, …) e un sito di incisioni rupestri di varie epoche (losanghe, alfabeto nord-etrusco, palafitte, …). Inoltre, sempre in queste località, il Parco dell’Adamello ha allestito un Percorso Geomorfologico.

 

 

La millenaria azione dei ghiacciai…

Le rocce affioranti sono costituite quasi esclusivamente da micascisti gneissici e paragneiss a due miche, appartenenti alla formazione degli Scisti di Edolo, intrusi, salendo al Piz Olda, da filoni di porfirite non più larghi di un metro (colore verde scuro). La morfologia dell'area è fortemente caratterizzata dall'azione glaciale. Il ripiano di Loa è spesso coperto da una coltre di depositi glaciali (morene), nelle quali spiccano grossi blocchi di tonalite; dove il substrato affiora le superfici rocciose appaiono ben levigate dall'esarazione (azione erosiva dei ghiacciai) e mostrano strie e solchi glaciali. Un cordone morenico laterale, ben evidente, ha creato uno sbarramento dando origine a un laghetto di contatto ora parzialmente interrato ed occupato da una torbiera (‘La Goia’ ). La conca di Malga Olda è stata sede in passato di un circo glaciale sospeso. Anche qui il substrato roccioso è coperto da una coltre di depositi morenici. Attualmente la conca è sede di fenomeni valanghivi (‘Vanduler’).Un'altra conca sede di un circo glaciale sospeso è compresa tra il Piz Olda e il Pian della Regina, sul versante della Valsaviore. In questa conca si può ancora riconoscere l'andamento dei cordoni morenici che bordavano le lingue glaciali ora scomparse. Dalla sommità del Piz Olda, guardando la Punta di Val Rossa, in direzione NE, in corrispondenza di un canalone si può osservare il contatto tra gli scisti del basamento a Ovest (di colore grigio-rosso) e la tonalite dell'Adamello a Est (di colore grigio).

Fabio

 

Gli animali che possiamo incontrare 

Le zone boscose, la prateria alpina e le impervie pareti rocciose offrono una variegata gamma di habitat. Alla partenza del sentiero, in località Loa, vi è un’interessante torbiera alpina chiamata ‘La Goia’; essa ospita il Tritone crestato, una specie di anfibio poco noto e ormai in via di estinzione nell’area. Durante il periodo riproduttivo il maschio, per attirare la simpatia della femmina, si impossessa di un nuovo ‘look’ indossando una grossa cresta dentellata, lunga quanto il dorso, che sfoggia danzandole attorno. Nelle ore calde sui massi scaldati dal sole troviamo alcuni rappresentanti dei rettili intenti a termoregolarsi: la vipera aspis, il marasso, il colubro liscio, la lucertola vivipara. Tra questi solo le prime due specie possono essere pericolose, ma ricordate che solo se molestate rispondono morsicando per difesa. Sono veramente tante le specie di uccelli, fra quelle stanziali e quelle di passo, che animano il cielo di questa zona. Il ruolo di regina spetta all’aquila reale che dopo un periodo di assenza sembra essersi reinsediata sul Piz Olda, dove trova un ricovero protetto e inaccessibile per deporre le sue due uova. Nel sottobosco in primavera il gallo cedrone e il gallo forcello effettuano le danze del corteggiamento ed il loro canto è udibile a centinaia di metri. Non manca la pernice bianca e tra le pietraie si incontra la coturnice. Fra i mammiferi di grossa taglia si possono avvistare, particolarmente all’alba e al tramonto, i caprioli e i cervi; a quote più elevate, i camosci. L’ambiente circostante al sentiero, caratterizzato dall’alternarsi di fitti boschi a radure e praterie, offre a questi ungulati un habitat particolarmente favorevole, ricco di validi rifugi e di importanti riserve alimentari. Ciononostante le loro popolazioni sono molto esigue. La marmotta, al di sopra dei 2000 m, è l’animale numericamente più rappresentativo di quella fauna minore che comprende l’ermellino, la donnola, la faina e la martora. Questi mustelidi, per le loro abitudini notturne sono difficilmente osservabili. Infine non ci si può di certo dimenticare della volpe, dei simpatici scoiattoli e delle furbe lepri. Se saremo fortunati, prudenti e pazienti, non abbandoneremo questi luoghi senza aver fatto un incontro emozionante che ricorderemo con simpatia e, perché no, con orgoglio.

Antonella e Giovanna